Un uomo "ridicolo", indifferente a sé e agli altri, vuole suicidarsi. Si addormenta, sogna di spararsi e di essere sepolto in una bara. Un personaggio misterioso lo porta in un altro pianeta, simile alla terra tranne che per l'animo dei suoi abitanti, puri e innocenti; ma il suo arrivo li contamina, facendogli acquistare tutti i difetti della società da cui proviene. Nel sogno, l'uomo prende coscienza di una verità sepolta nel suo cuore: l'infelicità dell'uomo e la solitudine non sono condizioni naturali, ma cattive conquiste fatte nella storia. E questo viaggio attraverso un'altra dimensione dello spirito cambierà per sempre la sua vita.
"Il sogno di un uomo ridicolo" di Dostoevskij, adattato e interpretato in forma di recital (durata 50 minuti) dall'attore e regista Emanuele Santoro, è un racconto all'apparenza estremamente pessimistico ma che in realtà nasconde una velata speranza totalizzante. Mette in scena un'umanità spiritualmente oppressa che cerca la salvezza individuale e sociale. Testo complesso, affascinante, intimo e brutale. Rappresentazione filosofica e ideologica di ciò che l'uomo è, che è stato, e che potrebbe diventare, in cui chiunque può ritrovare pezzi della propria vita, se non l'essenza stessa del proprio precario essere al mondo.
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